Nel corso degli anni, dal dopoguerra ad oggi, la proprietà dell’abitazione è stata fortemente incentivata nel nostro Paese. Molti sono stati i lavoratori dipendenti ed i pensionati che hanno indirizzato i propri risparmi verso l’acquisto della prima casa, spesso a costo di notevoli sacrifici.
Le politiche governative hanno spinto in questa direzione dando, da un lato, poco peso all’edilizia sociale e a forme di incentivo dell’affitto e, dall’altro, favorendo l’acquisto della prima casa.
E’ avvenuto così che milioni di famiglie italiane, anche a reddito medio e medio-basso, hanno soddisfatto il loro bisogno-casa attraverso l’acquisizione diretta in proprietà dell’alloggio in cui vivono: tra questi è forte la presenza delle famiglie che, in tutti questi anni, hanno acquisito la proprietà dell’abitazione attraverso la cooperazione e la vendita degli alloggi pubblici.
Da questa realtà emergono nuove domande di tutela individuale e di rappresentanza collettiva, connesse al consumo del bene-casa. Domande che si radicano nello stesso contesto costituzionale in cui sono radicate le esigenze di tutela degli inquilini: il diritto all’abitazione.
In tale ottica l’esigenza di tutela degli utenti-casa (intesi sia quali utenti-proprietari, sia quali utenti-inquilini e, quindi, quali consumatori del bene casa e di tutti i servizi ad esso inerenti) si colloca nel solco di una più generale esigenza di rappresentanza e di tutela del cittadino consumatore nei confronti dei produttori di beni e servizi, delle istituzioni e della pubblica amministrazione.
L’utente-inquilino e l’utente-proprietario sono, allora, categorie non antagoniste che, all’interno della più vasta categoria dei consumatori di beni e servizi, si pongono il diritto all’abitazione (in affitto o in proprietà) in termini non solo di disponibilità dell’alloggio, ma anche di qualificazione delle attività condominiali, di efficienza delle infrastrutture e dei servizi pubblici e privati, di qualità edilizia, urbana e ambientale.
La tutela piena ed efficace di tali categorie non può limitarsi, di conseguenza, alle aree di specificità che hanno sinora caratterizzato l’intervento delle organizzazioni deputate alla loro difesa, ma debbono intrecciarsi ed incontrarsi su un terreno comune di azione.
La tutela dell’utente inquilino e del proprietario-utente non può limitarsi, in buona sostanza, all’intervento sulla locazione o sul condominio, dovendosi estendere alla più complessiva qualità dell’abitare: ne discende la necessità di una rappresentanza globale dell’utente-casa, che si raccordi alla rappresentanza del cittadino- consumatore e che si apre a 360° sull’universo casa, sui suoi problemi, sui servizi e beni la cui fornitura e qualità è ad essa connessa.
Questi utenti del bene casa hanno affrontato le incombenze della gestione della propria abitazione (il condominio, le imposte, la ricerca di mutui agevolati per interventi manutentivi, ecc.) senza una reale rappresentanza sociale, di cui si riscontra una forte domanda su tutto il territorio nazionale che, fino ad oggi, nessuno ha raccolto.
Con la costituzione dell’Associazione Proprietari Utenti (APU) si intende colmare questo vuoto e dare voce ed organizzazione a chi è proprietario della abitazione in cui vive.
L’APU ha sede in Roma via Gioberti 54 e, sin dalla propria costituzione, stabilisce una stretta relazione con il SUNIA per l’unitarietà delle esigenze e degli interessi espressi dagli inquilini e dai proprietari utenti prima descritta: i soci fondatori sono il SUNIA stesso e l’Associazione Nazionale delle Cooperative di Abitanti (Ancab).
L’APU nasce con l’obiettivo di divenire in breve tempo l’associazione di riferimento, nel complesso ed articolato mondo dell’associazionismo, dei proprietari utenti della propria abitazione, con i seguenti scopi e finalità fondamentali: