Decreto Aiuti 4 del Governo Meloni: sulla casa ancora non ci siamo! Dichiarazione di Stefano Chiappelli, segretario generale SUNIA

Il Decreto Aiuti 4 non risponde alle aspettative di misure urgenti ed incisive sulla casa e sui costi dell’abitare in costante e insopportabile crescita per il dato inflattivo che incide su tutte le utenze, domestiche e condominiali, e sullo stesso canone d’affitto con lo scatto rilevante dell’aumento Istat in tutti i casi di contratti senza l’opzione della cedolare secca.

Non è sufficiente, inoltre, la breve proroga dei bonus energetici per famiglie e imprese energivore e gasivore previsti dai tre decreti aiuti adottati dal precedente Governo e sono assenti misure di prospettiva nell’affrontare il tema della crisi energetica, a partire da un ulteriore incremento della imposizione sugli extraprofitti delle società energetiche, come affermato anche da una recentissima sentenza del Tar Lazio riconoscendone la legittimità e come previsto dal regolamento europeo recentemente approvato.

Per quanto riguarda poi il Superbonus e le sue prospettive una norma confusa e contraddittoria rischia di penalizzare i condominii che si accingevano ad adottare nei termini previsti dalla precedente norma, oggi modificata con una decisione sostanzialmente retroattiva, che toglie validità ed efficacia a decisioni imminenti, ma che non si possono adottare, per le regole della gestione condominiale imposte dalla legge, nel nuovo termine del 25 novembre.

E’ necessario introdurre una proroga del termine almeno sino al 31 dicembre, nel caso contrario sarebbero colpiti, nei condominii, i proprietari della prima casa con redditi medio bassi.
E’ inaccettabile, inoltre, che la norma contenuta nel decreto non preveda alcuna concreta e necessaria misura di proroga dei termini per l’utilizzo del superbonus per gli interventi sugli alloggi pubblici del patrimonio degli Iacp. In questo modo si impedisce che l’agevolazione possa influire sulla condizione precaria e insostenibile dal punto di vista del consumo energetico e degli impianti comuni di alloggi vetusti e mai sottoposti ad interventi seri di riqualificazione. Peraltro va considerato che gli enti gestori devono attivare procedure e adempimenti complessi prima di poter avviare le opere programmate.
Segnaliamo inoltre che l’aumento del tetto del contante, previsto dalla prima bozza del decreto, e momentaneamente accantonato nel testo definitivo pubblicato, purtroppo sarà confermato all’interno della proposta di legge di bilancio. Si tratta di una misura con effetti gravissimi sull’affitto abitativo, che può incrementare sensibilmente l’evasione fiscale che caratterizza il comparto dei canoni di locazione, dove la possibilità della corresponsione in contanti di tutto o parte del canone rischia di essere di fatto un incentivo alla evasione fiscale.
Attendiamo il testo della proposta di legge di bilancio, ma dalle notizie apparse sulla stampa e illustrate dalla Presidente del Consiglio, sembrano inspiegabilmente assenti i temi della politica abitativa.

 

Roma, 23 novembre 2022