Università fuori sede, la casa è un lusso
Nel secondo semestre 2021, con il ritorno delle lezioni in presenza, si sono registrati aumenti di prezzo per ogni tipo di alloggio. «Senza una borsa di studio non si vive». La denuncia della Caritas di Bologna
Il manifesto – mercoledì 8 giugno
Cosa succede quando uno studente magari dà un esame in ritardo e perde la borsa di studio? Finisce sotto a un ponte. Letteralmente. La denuncia arriva da don Matteo Prosperini, direttore della Caritas di Bologna: «Ci sono tanti universitari che vengono qui con borsa di studio, poi la perdono perché magari non stanno al passo con gli esami e talvolta perdono anche il loro alloggio e finiscono per qualche tempo a dormire in stazione».
LA STORIA ci ha messo un attimo a fare il giro dei collettivi e delle associazioni studentesche, che non solo confermano le tante segnalazioni in questo senso, ma aggiungono anche qualche dettaglio in più: ultimamente, infatti, a finire senza un tetto sopra la testa ci sarebbero anche dei ragazzi e delle ragazze russe che, visto il blocco dei conti corrente, non hanno più disponibilità di denaro per pagarsi una stanza e sono costretti a trovare soluzioni, per così dire, di fortuna. Non si contano invece quelli che in qualche modo riescono ad evitarsi di passare le nottate all’addiaccio, dal divano a casa di un amico al pendolarismo estremo lungo tratte da centinaia di chilometri. La fine della pandemia e delle lezioni a distanza e il ritorno degli esami in presenza rendono di nuovo necessaria la vicinanza fisica all’ateneo e come prima, più di prima, riemergono pure i problemi di sempre.
E COSÌ, dopo la tregua del Covid con gli affitti che sono stati in molti casi congelati per quasi due anni, con il ritorno alla cosiddetta normalità generale è tornata anche l’assurda normalità dei prezzi delle case. Secondo i dati del centro studi di Tecnocasa relativi al secondo semestre del 2021, si sono registrati aumenti di prezzo per tutti i tipi di alloggio: monolocali (+3.4%), bilocali (+3.1%) e trilocali (+2.5%). Qualche esempio tanto per rendere l’idea: un monolocale mediamente va dai 350 euro mensili di Bari ai 680 euro di Milano, passando per i 560 euro di Roma, i 550 euro di Bologna, i 530 euro di Firenze e i 420 euro di Napoli. Non va meglio per i bilocali, soluzione preferita dagli studenti: 490 euro a Bari, 660 euro a Bologna, 650 euro a Firenze, 920 euro a Milano, 590 euro a Napoli, 730 euro a Roma. Per i trilocali le cifre arrivano a 590 euro a Bari, 810 euro a Bologna, 750 euro a Firenze, 1.250 euro a Milano, 750 euro a Napoli e 900 euro a Roma.
SI TRATTA con tutta evidenza di prezzi che, anche ipotizzando una ovvia condivisione degli spazi con altri, non sono esattamente alla portata di uno studente. L’unica soluzione è provare ad accedere a una borsa di studio che possa garantire un posto in uno studentato o un contributo per l’affitto.
«Sono anni che denunciamo l’assurdità delle borse di studio – dice Gaia Masullo, coordinatrice dell’associazione studentesca Link di Bologna –, si tratta di uno strumento che dovrebbe essere legato al reddito e non anche al merito, altrimenti va a finire che soltanto gli studenti più ricchi possono permettersi di prendersela più comoda, di rimandare un esame o di rifiutare un voto».
Sugli affitti, la situazione bolognese appare drammatica tanto quanto altrove. «È vero che durante la pandemia si era un po’ fermato tutto – prosegue Masullo –, ma adesso la situazione è tornata esattamente come prima, anzi forse pure peggio. Di casi estremi ne conosciamo moltissimi e ci stiamo attivando per offrire assistenza e cercare di dare loro una rappresentanza nelle sedi più opportune. Al di là di questo, il problema è che quello di trovare un posto letto è un calvario per tutti gli studenti».
IL MERCATO degli affitti vede gli studenti in prima linea quanto a numeri: gli universitari, infatti, sono la categoria che ha fatto registrare il maggiore balzo in avanti, dal 5.7% del 2020 al 13.1% dell’anno scorso, mentre gli affitti per scelta abitativa hanno subito un calo del 10% (dal 73.8% al 63.2% in dodici mesi). In media per trovare una stanza o una casa in un capoluogo di provincia italiano servono 46 giorni. Dove si viva nel frattempo resta un mistero glorioso che le statistiche non spiegano e che, almeno in parte, ha svelato don Prosperini: ci si arrangia e talvolta si finisce per strada, magari in stazione dove almeno ci sono le tettoie per ripararsi un po’.
IL RETTORE dell’Alma Mater di Bologna, Giovanni Molari, sostiene che il problema sia in cima alla sua agenda da qualche tempo, e che è stata la stessa università a segnalare la questione degli studenti in difficoltà economica durante un incontro andato in scena qualche giorno fa con l’Ente regionale per il diritto allo studio e la stessa Caritas. La proposta che starebbe venendo fuori riguarda l’istituzione di uno sportello direttamente all’interno dell’ateneo che si occupi dei problemi economici degli studenti, con un’attenzione particolare verso gli alloggi. Siamo solo alle dichiarazioni d’intenti, e di certo il problema non riguarda solo Bologna, però quantomeno si tratta di un primo passo.